Un
volto che si vede solo per metà, linee nere su sfondo
bianco, occhio a mandorla di donna fatale e labbra
carnose, invitanti. E’ tutto raccolto nel disegno di
copertina il senso di «Via del Campo», romanzo noir
d’esordio del ligure Fabio Beccacini.
Collocato in una Genova autunnale di inizio millennio,
fredda e grigia, quello di Beccacini è un quadro senza
cornice nel quale i protagonisti abbozzano la fuga senza
convinzione, in realtà vittime trattenute dalla loro
stessa mancanza di volontà, dalla resa a un destino
ineluttabile.
Sullo sfondo di un omicidio, che ben presto diverranno
due, si muovono personaggi sconfitti dalla vita, ai
margini della legalità e di quella morale perbenista
che l’autore volutamente rifugge. Lorenzo Zingaro,
giornalista di cronaca nera, è innamorato di Marlene,
puttana d’alto bordo che lavora in appartamento
proprio di fronte a quello di Lorenzo, in Via del Campo.
Marlene viene trovata morta, in casa sua, tagliata in
due pezzi con una sega e ricucita con filo di nylon; la
parte superiore nel letto, sotto le coperte, quella
inferiore nella vasca da bagno. Il caso viene affidato
al maresciallo dei carabinieri Antonio De Biasi, uomo
solo e tormentato dalla nostalgia per una fidanzata
morta troppo presto a causa di un tumore. In apparenza
è un delitto senza senso, forse da ricollegarsi ad
episodi analoghi del recente passato, che farebbero
pensare all’opera di un serial killer; ma tutto è
confuso, torbido, avvolto in una cortina impalpabile
come fumo di sigarette o di alcool.
Non ci sono automobili, né televisori nel mondo di
Beccacini, un microcosmo che deambula attorno a Via del
Campo e non ha pietà per i suoi inquilini, tutti senza
esclusione alcuna intenti a scappare dalla metà nera
del cielo per approdare anche solo per qualche istante
in quella bianca. Dovranno invece, quelli che
sopravviveranno, accontentarsi del grigio che tutto
uniforma e appiattisce, rende anonimo.
E’ bravo l’autore a tenere la trama sempre una riga
sotto il pelo dell’acqua, privilegiando le sensazioni
e l’angoscia dei protagonisti, per farla riemergere di
tanto in tanto, giusto per evitare che affoghi. E,
mentre prende ossigeno, dispensa indizi precisi che si
mimetizzano sullo sfondo, giusto per non venir meno al
patto col lettore, che vuole una spiegazione. E l’avrà.
Anche se non saròà quella che si attendeva.
Recensione su Zoom,
maggio 2006, Antonino Genovese
Fabio Beccacini cammina su una
lama di rasoio, stando attento a non precipitare.
Incalzante. Prorompente. Delicato. Affascinante. Nero
come le notti genovesi. Cieli cupi senza stelle. Pioggia
dirompente, costante, asfissiante. Bar di periferia. Via
del campo. Immagini che si susseguono come flash.
Impronte di un delitto da seguire. Un maresciallo
depresso, Antonio De Biasi, angosciato dalla prematura
morte della donna amata. Un cronista di cronaca nera,
Lorenzo Zingaro, che vive con la pistola accanto al
letto e che si trova dinanzi a un articolo che non
avrebbe mai voluto scrivere, quello sulla morte di
Marlene, una squillo di cui è innamorato e che vive
anche lei in Via del Campo. La prostituta viene uccisa,
divisa in due e ricucita con un filo di nylon. Chi sarà
l’assassino di questo efferato delitto? Chi può essere
capace di tanta malvagità? Un noir che s’incunea nei
pensieri di personaggi sconfitti e malinconici, che
agiscono ai limiti della legalità, cercando una via di
fuga e si dirigono verso il buio di una notte ammantata
di nero.
E' la Genova dei "bassi" quella dove si
muovono - o forse sarebbe meglio dire "nuotano
controcorrente" - i protagonisti di quest'amara
vicenda: c'è il malinconico maresciallo dei
carabinieri Antonio De Biasi non ancora quarantenne ma
già vecchio e sfiduciato, Lorenzo Zingaro un cronista
di nera alcolizzato e dalla vita disordinata, i soliti
quattro amici del bar e c'è il fantasma senza pace di
Marlene, una prostituta talmente bella da far perdere
la testa e ancora un'altra troppo giovane e ingenua
per capire la vita; tutti inseguono - o sono inseguiti
nelle loro menti - chi per un motivo e chi per un
altro, da un assassino introvabile quanto folle, tra i
vicoli stretti della città vecchia e il porto
mercantile come tanti universi riassunti in un
unico luogo, una strada compresa tra il numero 21 e il
138 di Via del Campo appunto, teatro delle loro vite e
preoccupazioni quotidiane turbate sullo sfondo da un
feroce omicidio senza ragione e ancora irrisolto...(continua)
Un noir ambientato a Genova non poteva che
intitolarsi “Via del Campo”; e, a pensarci bene,
l’autore non poteva scegliere una città più adatta
alla sagace ed ispiratissima rappresentazione di una
torbida e a tratti geniale vicenda, in cui si muovono
(anzi: si agitano) un maresciallo malinconico che si
perde nel labirinto tortuoso dei ricordi, un cronista
di nera dal cognome che lo rende un predestinato
(Zingaro), due prostitute inchiodate ad un triste
destino e soprattutto un killer introvabile,
responsabile di un doppio omicidio insolitamente
macabro, del quale non svelo i dettagli per non
privarvi della gustosa “sorpresa”...(continua)