Recensione su Leggendo Scrivendo giugno 2004 R. Borgatti
 
Un volto che si vede solo per metà, linee nere su sfondo bianco, occhio a mandorla di donna fatale e labbra carnose, invitanti. E’ tutto raccolto nel disegno di copertina il senso di «Via del Campo», romanzo noir d’esordio del ligure Fabio Beccacini.
Collocato in una Genova autunnale di inizio millennio, fredda e grigia, quello di Beccacini è un quadro senza cornice nel quale i protagonisti abbozzano la fuga senza convinzione, in realtà vittime trattenute dalla loro stessa mancanza di volontà, dalla resa a un destino ineluttabile.
Sullo sfondo di un omicidio, che ben presto diverranno due, si muovono personaggi sconfitti dalla vita, ai margini della legalità e di quella morale perbenista che l’autore volutamente rifugge. Lorenzo Zingaro, giornalista di cronaca nera, è innamorato di Marlene, puttana d’alto bordo che lavora in appartamento proprio di fronte a quello di Lorenzo, in Via del Campo. Marlene viene trovata morta, in casa sua, tagliata in due pezzi con una sega e ricucita con filo di nylon; la parte superiore nel letto, sotto le coperte, quella inferiore nella vasca da bagno. Il caso viene affidato al maresciallo dei carabinieri Antonio De Biasi, uomo solo e tormentato dalla nostalgia per una fidanzata morta troppo presto a causa di un tumore. In apparenza è un delitto senza senso, forse da ricollegarsi ad episodi analoghi del recente passato, che farebbero pensare all’opera di un serial killer; ma tutto è confuso, torbido, avvolto in una cortina impalpabile come fumo di sigarette o di alcool.
Non ci sono automobili, né televisori nel mondo di Beccacini, un microcosmo che deambula attorno a Via del Campo e non ha pietà per i suoi inquilini, tutti senza esclusione alcuna intenti a scappare dalla metà nera del cielo per approdare anche solo per qualche istante in quella bianca. Dovranno invece, quelli che sopravviveranno, accontentarsi del grigio che tutto uniforma e appiattisce, rende anonimo.
E’ bravo l’autore a tenere la trama sempre una riga sotto il pelo dell’acqua, privilegiando le sensazioni e l’angoscia dei protagonisti, per farla riemergere di tanto in tanto, giusto per evitare che affoghi. E, mentre prende ossigeno, dispensa indizi precisi che si mimetizzano sullo sfondo, giusto per non venir meno al patto col lettore, che vuole una spiegazione. E l’avrà. Anche se non saròà quella che si attendeva.
 
Recensione su Zoom, maggio 2006, Antonino Genovese

Fabio Beccacini cammina su una lama di rasoio, stando attento a non precipitare. Incalzante. Prorompente. Delicato. Affascinante. Nero come le notti genovesi. Cieli cupi senza stelle. Pioggia dirompente, costante, asfissiante. Bar di periferia. Via del campo. Immagini che si susseguono come flash. Impronte di un delitto da seguire. Un maresciallo depresso, Antonio De Biasi, angosciato dalla prematura morte della donna amata. Un cronista di cronaca nera, Lorenzo Zingaro, che vive con la pistola accanto al letto e che si trova dinanzi a un articolo che non avrebbe mai voluto scrivere, quello sulla morte di Marlene, una squillo di cui è innamorato e che vive anche lei in Via del Campo. La prostituta viene uccisa, divisa in due e ricucita con un filo di nylon. Chi sarà l’assassino di questo efferato delitto? Chi può essere capace di tanta malvagità? Un noir che s’incunea nei pensieri di personaggi sconfitti e malinconici, che agiscono ai limiti della legalità, cercando una via di fuga e si dirigono verso il buio di una notte ammantata di nero.

 

Recensione su La Tela Nera, marzo 2004 F.Marangoni
 
E' la Genova dei "bassi" quella dove si muovono - o forse sarebbe meglio dire "nuotano controcorrente" - i protagonisti di quest'amara vicenda: c'è il malinconico maresciallo dei carabinieri Antonio De Biasi non ancora quarantenne ma già vecchio e sfiduciato, Lorenzo Zingaro un cronista di nera alcolizzato e dalla vita disordinata, i soliti quattro amici del bar e c'è il fantasma senza pace di Marlene, una prostituta talmente bella da far perdere la testa e ancora un'altra troppo giovane e ingenua per capire la vita; tutti inseguono - o sono inseguiti nelle loro menti - chi per un motivo e chi per un altro, da un assassino introvabile quanto folle, tra i vicoli stretti della città vecchia e il porto mercantile come tanti universi riassunti  in un unico luogo, una strada compresa tra il numero 21 e il 138 di Via del Campo appunto, teatro delle loro vite e preoccupazioni quotidiane turbate sullo sfondo da un feroce omicidio senza ragione e ancora irrisolto...(continua)
 
Recensione su Lamette, aprile 2003 F.Bassoli

 Un noir ambientato a Genova non poteva che intitolarsi “Via del Campo”; e, a pensarci bene, l’autore non poteva scegliere una città più adatta alla sagace ed ispiratissima rappresentazione di una torbida e a tratti geniale vicenda, in cui si muovono (anzi: si agitano) un maresciallo malinconico che si perde nel labirinto tortuoso dei ricordi, un cronista di nera dal cognome che lo rende un predestinato (Zingaro), due prostitute inchiodate ad un triste destino e soprattutto un killer introvabile, responsabile di un doppio omicidio insolitamente macabro, del quale non svelo i dettagli per non privarvi della gustosa “sorpresa”...(continua)
Recensione su Mentelocale, giugno 2003 D.Datti

Genova e noir. Un binomio che si sta facendo strada in maniera prepotente nel panorama letterario italiano. Saranno i vicoli, sarà l’atmosfera un po’ retrò di certe giornate uggiose, sarà che gli spunti di cronaca non mancano, fatto sta che sempre più scrittori decidono di ambientare le loro storie a tinte fosche nella nostra città. Così pure Fabio Beccaccini, giovane esordiente imperiese (è nato nel 1977, ma il romanzo in questione è del 2000) continua (...)

Recensione su Lankelot maggio 2003 G.Franchi